Il tecnico della Juventus prepara il derby in piena crisi di risultati: «Le difficoltà ci sono e bisogna superarle, ma non si risolve con una partita. La squadra è compatta, questa è una sfida di tutti e non solo mia»
Massimiliano Allegri, perché avete cambiato i piani dopo la sconfitta di Haifa?
«Il ritiro non è una punizione, ma un momento per stare insieme. Ci serve per dare ordine e poi quando mancano i risultati si vede più nero di quello che è. Stare insieme e parlare può fare bene, io con la squadra ci parlo tutti i giorni: venivamo da un ritiro di tre giorni in Israele e bisognava passare a casa per ritirare la roba».
I giocatori non volevano andare in ritiro?
«Non è vero, la squadra non ha mai chiesto di non fare il ritiro e sappiamo tutti il momento che stiamo vivendo. Mercoledì siamo arrivati alle 18, abbiamo fatto un allenamento e poi ci siamo rivisti la mattina dopo. La situazione non è bella, ora dobbiamo fare risultato».
I giocatori sono dalla sua parte? La squadra è compatta?
«Quando ci sono questi momenti si dice così, che la squadra non è compatta… Abbiamo voglia di invertire la tendenza, ma nessuno ci regala nulla. Le difficoltà ci sono e bisogna superarle: uscire da questa situazione è fondamentale, ma non si risolve con una partita. Intanto facciamo una bella prestazione come squadra, poi vediamo».
Che reazione vuole vedere domani contro il Toro?
«È il derby, una partita molto sentita e difficile. Il Toro aggredisce, ha intensità e sarà una sfida complicata. Bisogna stare attenti e corti, lavorando di squadra per ottenere un risultato positivo»
Ci sono degli obiettivi minimi per non essere in discussione?
Siamo in ritardo in campionato, abbiamo pagato la settimana con Monza e Salernitana… Abbiamo tempo per recuperare, però bisogna ricominciare. Alla Champions penseremo dopo l’Empoli. Il presidente ha dato carica alla squadra, ora bisogna compattarsi ancora di più. Squadra, tecnico, dirigenti e tifosi: tutti compatti, facendo cose semplici e ordinate.
In questi momenti serve di più l’incoscienza dei giovani o la responsabilità della vecchia guardia?
«L’incoscienza non ci deve mai abbandonare e deve fare parte dei giovani e degli anziani: serve quando sei in difficoltà. Il campo dirà che partita faremo domani».
Perché la sfida di tornare ad essere Juve può essere vinta?
«Non è una mia sfida, ma di tutti: vinciamo e perdiamo insieme. La squadra ha lavorato bene in questi giorni e serve fare risultato con il Toro».
La squadra corre poco, c’è un problema di condizione fisica?
«I dati sono fini a se stessi, poi diventano un circolo vizioso. Dove abbiamo corso di più abbiamo fatto meno bene… I dati sono tutti validi, ma non c’è uno che risolve il problema».
Perché manca cattiveria agonistica?
«L’approccio di Haifa è stato buono nei primi due minuti, poi abbiamo subito quattro cross. Non deve accadere contro il Toro che ha giocatori tecnici».
Kean avrà un’occasione da titolare?
«In Champions, nella rifinitura, ha avuto un fastidio e l’ho portato in panchina. Domani deve scegliere tra tre attaccanti per due posti».
Paredes è in difficoltà?
«È arrivato, si è messo a disposizione, aveva giocato poco nel Psg. Non è paredes il problema o altri: è tutta la squadra, si deve lavorare di squadra. Facendo un passo alla volta: in una giornata non si costruisce tutto e ora noi dobbiamo ricostruire».
Che cosa la fa arrabbiare di più della sua Juve?
Da inizio campionato siamo stati poco attenti sui gol presi in contropiede. Contro il Maccabi, a Firenze…E’ una questione di attenzione, non di fisico.